Corrente alternata

Ieri mi buttavo a capofitto in un progetto che oggi improvvisamente mi pare insulso. Ci investivo tempo, dedizione. Piacere, anche, per non dimenticare che il diletto è il principale motivo per tante azioni.

Oggi sembra tutto così inutile. Scrivere.. per cosa? Per essere mal compresa, misurata, giudicata.

Mio marito mi guardava di sottecchi mentre firmavo la raccomandata che avevo spedito a me stessa  e che la postina mi ritornava in ufficio. Diritti d’autore? Per cosa? Non ha fatto domande, ha aspettato qualche giorno, come sempre. Poi è sbottato nel momento a lui più gradito: quello in cui la stilettata colpisce più a segno.

"Chissà cosa mai scrivi. Non sei attratta dalle catene e dalle fruste, non ti interessa farlo, allora chissà di cosa scrivi." 70 pagine stampate. Concorsi. Editori. La fiera del libro? Ci tenevo da morire, come sempre… Quest’anno ho rinunciato e mi hanno lasciata a casa da sola per andarsi a fare un giro in bicicletta. Io sul letto a pensare a com’è facile rinfacciarmi una scelta e quanto è difficile invece per me far notare una rinuncia.

Non tento nemmeno di spiegarmi, ormai conosco il vicolo cieco in cui ci infilavamo rancorosi. La nostra vita non ha bisogno di inutili incomprensioni. Non riesco a spiegare a qualcuno una passione, se non la sente tra le sue corde.

Eppoi ha ragione. Ma cosa lo faccio a fare?

Illusa. Dovrei vergognarmi. Che schifo. Mi rileggo e mi pare tutto privo di significato. Non capisco come faccio a insistere, ancora a scrivere, ancora a nutrire ambizioni.

Off.

Magari è solo sindrome premestruale.

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5 commenti su “Corrente alternata

  1. anonimo il said:

    E’ così che si incomincia ad invecchiare, piccola… quando lasci perdere… chè tanto non ha senso…

    Ma perchè cerchiamo sempre un senso , alla nostra vita, a quel che facciamo o non facciamo? Il senso forse è solo esser vivi, ora, qui. E quel che sentiamo non deve essere soppresso a causa di altri . E’ la nostra vita. Non è mai priva di significato.

    E non è a causa nostra, che ci viene a mancare la voglia di continuare, ma dall’impatto che il mondo ha su di noi. Specie il mondo vicino, quello quotidiano.

    Ok, ogni tanto ti do il permesso di fermarti. Ma solo per riposarti un po’, sentire cosa urlano le vocine dentro e poi rialzarti e ripartire. Combatti. Combatti. Se sei tu la prima a non crederti come puoi convincere chi ti sta accanto?

  2. Già. Infatti a MarieAgnes invidio la sua forza e il coraggio di provarci, provarci e provarci ancora. Riuscire oppure no passa quasi in secondo piano.

  3. “L’io, come si può osservare, dice: devo avere quello. E pochi giorni dopo vuole qualcosa d’altro.. Vi è il costante movimento del desiderio; il costante movimento del piacere; il costante movimento di ciò che uno vuole essere. Questo movimento viene considerato come il tempo psicologico. L’io che dice “io soffro” è messo insieme dal pensiero. Il pensiero dice “io sono John, sono questo, sono quello”. Il pensiero si identifica con il nome e con la forma. Quando uno dice “io soffro”, è l’immagine costruita dal pensiero, è la forma, il nome, a soffrire.”

    “Alla sfida dell’angoscia bisogna rispondere. ma se uno risponde fuggendo, cercando conforto, allora dissipa l’energia di cui ha bisogno per affrontarla. Non vi è scampo perchè, se uno tenta di fuggire, l’angoscia resta sempre come un’ombra, come un volto, non lo abbandona mai: perciò restate con essa, senza alcun movimento del pensiero: allora tutta l’energia è presente per affrontare la cosa straordinaria che sta accadendo. Dalla sofferenza viene la passione.”

    “C’è una soluzione, una fine dell’angoscia, c’è una fine della paura…completamente. Soltanto allora c’è la possibilità di conoscere cos’è l’amore. Uno pensa che imparerà qualcosa dalla sofferenza, che vi è una lezione da apprendere dalla sofferenza. Ma quando osserva la sofferenza in sè stessa, senza fuggirne ma rimanendo totalmente con essa, senza alcun movimento del pensiero, senza nessun sollievo o conforto, ma aggrappandosi totalmente ad essa, allora vedrà compiersi una strana trasformazione psicologica. L’amore è passione, che è compassione. Senza quella passione e quella compassione, con la sua intelligenza, l’individuo agisce in un senso molto limitato; tutte le sue azioni sono limitate. Dove vi è la compassione l’azione è totale, completa, irrevocabile.”

    tratto da “La pienezza della vita” di J. Krishnamurti, con tutto il mio affetto.

    a.

  4. Avevo un amico convinto di essere un grande regista. Aveva filmato suo padre e ha passato anni facendo la fame (letteralmente la fame) per mostrare il suo film ai produttori, non faceva altro che incontrare persone che avrebbero potuto dargli la sua opportunità. Ce l’ha messa tutta. Ci ha creduto. Finché un giorno si è reso conto di non essere un grande regista e si è trovato un lavoro. Ma almeno è andato a fondo della propria ambizione, senza lasciarsi influenzare dai giudizi altrui. La presa di coscienza di non essere quello che avrebbe voluto è stata lucida, personale, è stata qualcosa di importante. Marie Agnees, se un giorno dovesse rendersi conto che non diventerà una scrittrice, avrà la certezza di aver fatto quello che andava fatto. Ma io penso che ce la farà. E ad ogni modo tra lo scrivere e l’essere pubblicati c’è un legame che (personalmente) non è necessario. Ma solo volontario.

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